Abitare la città: un programma in continuo divenire
La difficoltà ad assumere il passato come paradigma per il futuro, considerando il presente una incognita immanente, limita il raggiungimento di quella connessione emancipatoria che è sinonimo di opportunità e libertà di conoscere, capire, proporre, scegliere, attraverso la percezione e coscienza della necessaria unità tra le cose: la comprensione dell'organismo terra e la comunità – potremmo usare delle lettere maiuscole per entrambe – che la abita, nella loro interezza, è di importanza fondamentale per costruire costantemente le geografie delle nostre vite e del pianeta che ci ospita.
La città è senza dubbio il luogo privilegiato in cui l'essere umano esplora se stesso in quella prova di abilità che gli o le viene richiesta ad ogni istante: abitare e muoversi in equilibrio con il moto universale. In quest’ottica, la parola ‘abitare’, dal latino habitareche significa ‘tenere’, è spesso traslata nel senso di habere, cioè ‘avere’, la cui derivata prima è habitus, ovvero l’aspetto, il carattere e la morfologia, ma anche l’atteggiamento, il comportamento, l’abitudine.
Sappiamo cosa vorremo e potremo abitare, e quale sarà il nostro modo di essere e fare nel futuro prossimo? Alcune risposte sono già accessibili nel presente e, se intercettate, potranno guidarci nelle scelte anticipatorie di scenari possibili per la costruzione di nuove genealogie urbane e umane.