La guerra in Ucraina: un anno dopo
Per spiegare l'invasione dell'Ucraina il 24 febbraio 2022, le autorità russe hanno introdotto nel lessico politico nuovi sintagmi quali 'operazione militare speciale' o 'Occidente collettivo' (presunto istigatore del conflitto) e nuovi termini come 'denazificazione' o 'demilitarizzazione'.
Il corpus di questa neo-lingua, che appare funzionare come una vera e propria arma di guerra, è molto vasto e articolato. In particolare, nel corso dell’ultimo anno, si è sviluppato attorno all’idea di una radicale separazione politica di destini storici e di una contrapposizione di modelli culturali tra l’Occidente e la Russia.
Le relazioni tra l'Unione europea e la Russia erano diventate tese già dopo l'annessione alla Federazione russa della Crimea e di Sebastopoli nel 2014 e le attività destabilizzanti promosse nell'Ucraina orientale. Con l'inizio della recente guerra, ogni cooperazione in ambito politico, culturale e scientifico è stata sospesa e l’antioccidentalismo è diventato lo sfondo abituale dei discorsi dei rappresentanti ufficiali russi su questioni di politica estera, così come è diventato usuale parlare di una “via peculiare” di sviluppo, oltre che di una svolta verso oriente, ovvero verso l’Asia.
La formula “La Russia non è l’Europa” è sempre più condivisa dalle élites interne, e ciò si prefigura come una tendenza stabile, piuttosto che una reazione a breve termine, in un paese mobilitato nella difesa da un presunto “sabotaggio informativo-psicologico” e dalla cosiddetta “occidentalizzazione della cultura”, percepita come grave minaccia alla sovranità della nazione.