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La riscrittura del mito nell'Atene del V secolo a.C.: Edipo, Antigone, Medea

Nell’Atene del V secolo a.C. il fine primario della tragedia greca di raccontare gli angusti limiti, le paure e le ambizioni della condizione umana, l’empito delle passioni e i conflitti tra l’individuo, lo Stato e le sue leggi si fondava essenzialmente sul mito, sul medesimo repertorio di racconti incentrati sul mondo eroico o su quello divino nel quale i Greci da sempre radicavano le proprie origini remote, senza troppo distinguerlo dalla storia. Anche in epoca arcaica il mito costituiva il tema principale della poesia epica e un elemento fondamentale della poesia lirica.

Tuttavia, la diversa forma e la scansione temporale del dramma, nel quale agivano più personaggi, portava il tragediografo a concentrarsi su un segmento assai limitato del mito rispetto alla lunghezza dei poemi omerici ed epici in generale, dilatando un semplice episodio o alcuni punti significativi, sfruttando il potenziale drammatico dei singoli episodi ed espandendo la parte dialogata dalla quale sarebbe risultato il contrasto tra i protagonisti, la loro angoscia, lo smarrimento e la caduta.

Quando si confronta il materiale mitico della poesia epica e lirica con le poche tragedie sopravvissute risulta evidente  il profondo processo di reinterpretazione e riscrittura operato dai poeti tragici: attraverso un'accorta rivisitazione e selezione della tradizione precedente il tessuto narrativo del mito era sottoposto a cambiamenti a volte drastici, con finalità diverse: potenziare la tensione drammatica e il valore paradigmatico dell'episodio prescelto per coinvolgere il pubblico, oppure adeguare le vicende mitiche alla realtà sociale, giuridica e politica  ateniese del V secolo a.C.

Nella tragedia greca mito, storia e società si fondono  in misura assai maggiore che nella poesia epica e lirica. I personaggi di Edipo, Antigone e Medea forniscono un esempio indicativo del lavoro di riscrittura messo in atto da Eschilo, Sofocle ed Euripide per rivitalizzare le storie del passato e indurre i cittadini ateniesi a riflettere sul proprio presente.

Ettore Cingano

Ettore Cingano, già professore ordinario di Lingua e letteratura greca, Università Ca’Foscari Venezia, ha studiato nelle Università di Milano, Urbino, Londrae Amburgo, e ha insegnato all’Università di Urbino, allavon Humboldt Universität di Berlino, alla Scuola Normale Superiore di Pisa, all’École Normale Supérieure di Parigi, all’École Normale Supérieure di Lionee alla Università di ReimsChampagne-Ardenne.

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Ettore Cingano

Ha studiato in particolare la poesia epica greca arcaica, la lirica arcaica da Stesicoro a Bacchilide, e la tradizione mitografica concernente alcune figure fondamentali della cultura greca ed europea: Teseo, Medea, Achille, Teti, Aiace, recuperandone le tracce grazie al confronto tra la poesia epica, le testimonianze dell' arte figurata e le fonti storiche, antiquarie e mitografiche.

In anni recenti ha studiato - fondandosi sulle iscrizioni metriche funerarie e dedicatorie - la produzione e la circolazione di poesia ad Atene, Argo, Sicione, Corinto e Tebe tra VIII e VI secolo a.C., e un testo magico apotropaico in esametri contenuto in una tavoletta di piombo proveniente da Selinunte. Nell’ambito della poesia epica ha studiato in particolare i frammenti del ciclo epico tebano e troiano e dei numerosi poemi attributi a Esiodo nell’antichità.

Negli studi sulla lirica greca ha indagato i problemi di metodo e definizione della poesia corale, la classificazione dei poemi operata dalla critica alessandrina specie poetiche, e ha pubblicato numerosi studi sui frammenti di Saffo, Stesicoro, Ibico, Anacreonte, Simonide, Pindaro e Bacchilide; ha inoltre commentato estesamente alcuni epinici di Pindaro (Pitiche 1, 2, 4 e 5) e ha in corso l’edizione di frammenti papiracei inediti di epoca arcaica della collezione di Ossirinco conservata a Oxford, e un commento al Catalogo dei pretendenti di Elena nel Catalogo delle donne esiodeo.