Mirko, i suoi demoni e i suoi antichi maestri
(Progetto Identità culturale del Friuli )
La memoria è il tema centrale dell’ispirazione artistica di Mirko Basaldella (Udine, 1910 – Cambridge, 1969), che nella sua opera, come del resto i suoi fratelli Dino e Afro, ha sempre coniugato una solida cultura figurativa e lo studio degli «Antichi maestri» all’urgenza sperimentale
propria dell’avanguardia. Il suo lungo apprendistato comincia in bottega da Arturo Martini, al tempo impegnato nella rilettura dell’arte etrusca, intento a scoprirne il mistero profondo e a mettere a punto un’idea di scultura «modellata dal di dentro», e prosegue a Roma, all’insegna della poetica del primordio teorizzata da Corrado Cagli, per confrontarsi poi con le avanguardie internazionali, cubismo e surrealismo. Culmine di un‘ intensa stagione di ricerca, nella quale convergono tutte le esperienze precedenti, sono le Cancellate bronzee per le Fosse Ardeatine (1949-1950) con cui l’artista si trovò a rappresentare l’eccidio delle Fosse Ardeatine in occasione del concorso bandito
dal ministero della Pubblica Istruzione nel 1946: quest‘ opera monumentale, di cui la Fondazione Friuli conserva il disegno della Cancellata esterna, e le collezioni museali udinesi il bozzetto preparatorio, segnò una svolta nella storia della scultura non solo italiana per l’ interpretazione originale del tema commemorativo e per il serrato dialogo spaziale su scala architettonica. Ma il significato profondo di queste Cancellate non si comprende se non si fa appello ancora una volta alla memoria, e nel caso di Mirko a una profonda empatia per la cultura rinascimentale da cui si erano già materializzate le sue Stragi degli innocenti, i suoi filiformi David vittoriosi sulla barbarie
contemporanea, proprio dopo il 1938, anno in cui, pochi giorni prima l’entrata in vigore delle leggi razziali, aveva sposato Serena Cagli, di origine ebraica: in quell’intrico di natura vegetale ma soprattutto nell’idea di una mischia di forze contrapposte, Mirko guarda alla Battaglia degli Ignudi del Pollaiolo, dove dieci gladiatori si combattono sullo sfondo di un bosco, oltre che alla tecnica bidimensionale del traforo di bizantina memoria, tutti richiami che sottolineano l’interpretazione colta e sempre innovativa dell’Antico che caratterizza tutta la sua opera di artista d‘avanguardia.
Progetto per vetrata del Palazzo della FAO, Roma, 1952
Bozzetto per il cancello interno delle Fosse Ardeatine, 1949
Mirko Basaldella, fotografato da Silvio Maria Biuatti