Una storia della presenza ebraica a Venezia e nella Serenissima Repubblica prima dell’istituzione del Ghetto di Venezia non era ancora mai stata indagata, in assenza di una ricerca sistematica sulle fonti documentarie di archivi e biblioteche. Frutto di una ventenna-le ricerca sistematica, si può ora smentire il mito di uno stanziamento degli ebrei a Venezia solo successivo al 1516.
L’ambito documentario copre quasi trecento anni (tra metà del Duecento e secondo decennio del Cinquecento), ossia dalle prime presenze certe di ebrei sul territorio fino al loro definitivo insediamento nell’area urbana di Venezia. In questo quadro storico un rilievo speciale va riconosciuto a Mestre, che, a ridosso del XV secolo, assurse a capitale dell’ebraismo veneto: non solo vi operavano i banchi di prestito feneratizio, ma vi trovarono sede l’unica sinagoga ufficiale, l’ostello e il cimitero. Purtroppo nessuna di queste testimonianze si è preservata, e la stessa memoria di quella comunità è andata perduta. Una vicenda molto simile si è prodotta a Treviso, primario centro ashkenazita, scomparso a fine Quattrocento, a differenza di Padova, sola tra le maggiori e più antiche comunità ebraiche a superare i secoli, mentre nello sviluppo plurisecolare dell’insediamento degli ebrei sulla Terraferma veneta hanno giocato un ruolo speciale le comunità della Patria del Friuli, da Udine a Pordenone, da San Daniele e Cividale, a Gemona e Venzone. Nel capoluogo, in particolare, la loro presenza, che è già documentata nel Trecento, si consoliderà fin oltre il XV secolo; non solo la sinagoga, le scuole e i cimiteri, ma anche la rete di banchi attesteranno le capacità imprenditoriali di alcune grandi famiglie ashkenazite, e i loro rapporti col territorio.
