Roma, Firenze, Napoli, maggio 1938: uno strategico viaggio in Italia
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Ideato da Mussolini per reciprocare il suo viaggio in Germania nell’autunno del 1937, a seguito ideale delle Olimpiadi di Berlino del 1936, il viaggio di Hitler in Italia è molto di più di una visita di cortesia contraccambiata. In un’ottica tedesca, è un passo verso l’alleanza con l’Italia, sul fronte internazionale sempre più isolata, per volontà inglese, dopo la guerra d’Etiopia. Ma per l’Italia, oltre che di un’operazione di politica estera che sfocerà nella quasi immediata dichiarazione delle Leggi razziali del successivo settembre e nella costruzione dell’alleanza con la Germania, si tratta di un’imponente operazione di politica interna. Da nemico storico, la Germania ora alleata, deve guardare l’Italia nella sua veste migliore, quella della cultura e delle bellezze artistiche, mentre l’Italia deve guardare a se stessa in una dimensione di modernità acquisita, unità nazionale, orgoglio e solidità, obbiettivi perseguiti con impegno e ottenendo innegabili risultati, seppure spesso propagandisticamente esibiti. Contrariamente a quanto storiograficamente spesso sostenuto, la visita di Hitler fu però non di cartapesta, ebbe quale cicerone Ranuccio Bianchi Bandinelli e decine di artisti e architetti impegnati in una sontuosa e ben orchestrata coreografia rituale. L’esito catastrofico è noto: l’entrata in guerra nel giugno 1940, le sconfitte in Grecia, in Russia, in Africa, il crollo del regime nel luglio del 1943 e due anni di guerra civile, con centinaia di migliaia di morti fra militari e civili, e molte delle bellezze ostentate nello strategico viaggio in Italia irrimediabilmente distrutte, insieme ai ponti, alle strade, alle città.


