«Sempre e comunque perseguire il bene».
David Maria Turoldo una voce inattuale
(Progetto Identità culturale del Friuli )
Giuseppe Turoldo, in religione David, nacque il 22 novembre 1916, a Coderno di Sedegliano, Udine, in una poverissima e numerosa famiglia. Dopo aver studiato nelle case venete dell’Ordine dei Servi di Maria, fu assegnato alla famiglia conventuale di San Carlo in Milano nel 1941. Attivamente impegnato nella Resistenza, nell’immediato dopoguerra sostenne Nomadelfia, la città della fraternità fondata da don Zeno Saltini e dette vita con Camillo De Piaz al centro di cultura Corsia dei Servi e iniziò a pubblicare opere poetiche, commenti biblici, teatro. Allontanato da Milano nel 1952, fu costretto negli anni Cinquanta e Sessanta a periodici “esili” europeie americani, tra i quali si collocò una ricca stagione fiorentina (1954-1958). Rientrato in Italia nel 1960 e stabilitosi nel convento di Santa Maria delle Grazie (Udine), espresse la sua vocazione comunicativa anche nel cinema con il film «Gli ultimi» (1962). Ispirato dal messaggio innovatore del Concilio Vaticano II, nel 1964 si trasferì tra le mura dell’abbazia di Sant’Egidio a Fontanella di Sotto il Monte (Bergamo), patria di Giovanni XXIII, dando vita a un’esperienza comunitaria di religiosi e laici. Vivamente partecipe dei fermenti presenti nella Chiesa e nella società italiana negli anni Settanta e Ottanta, morì il 6 febbraio 1992. Della sua figura controversa, molto amata e molto avversata, lo storico e amico Michele Ranchetti ha scritto che, leggendo i suoi moltissimi scritti, ascoltando le sue molteplici interviste, guardando la sua figura «negli ultimi tempi così emaciata e sofferente eppure vibrante e serena e persuasa, dovrà riconoscere nella sua lunga vita una estrema coerenza: di chi ha sempre e solo perseguito il bene».