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Gio 24 febb, Don Alessio Geretti: L'esperienza dell'infinito nella vita umana, raccontata dall'arte.

giovedì 24 febbraio 2022 alle 18.00 su zoom.

Don Alessio Geretti terrà una conferenza dal titolo: "L'esperienza dell'infinito nella vita umana, raccontata dall'arte".

 

L’incontro si terrà in modalità telematica sulla piattaforma zoom

al seguente indirizzo:


https://us02web.zoom.us/j/81629976701?
pwd=NlIvVk96bGRsMStsUFFKc0Vwdzl4Zz09

ID riunione: 816 2997 6701
Passcode: 582397

e sarà consultabile anche sul canale youtube dell’associazione.

 

"Una mostra di respiro europeo ci conduce nel cuore di una delle questioni spirituali più affascinanti, anche per la sensibilità contemporanea, oltre che per l’uomo di sempre"

Possiamo comprenderci adeguatamente solo a partire dal fatto che l’uomo è una grande domanda di infinito. Come se la vita ci facesse incontrare spesso con delle porte socchiuse, sentiamo che di là dev’esserci qualcuno, o un po’ dubitiamo, e sostenendoci insieme teniamo aperta quella domanda. Ecco la traccia del cammino coraggioso che la mostra «La forma dell’infinito» (Udine, Casa Cavazzini, 16.10.2021-27.03.2022) propone attraverso cinquanta capolavori, molti dei quali appartengono ai più importanti protagonisti dell’arte negli ultimi due secoli: Claude Monet, Paul Gauguin, Paul Cézanne, Alfred Sisley, Henri Matisse, Dante Gabriel Rossetti, Michail Nesterov, František Kupka, Vasilij Kandinskij, Aristarch Lentulov, Natal’ja Gončarova, Odilon Redon, Maurice Denis, Jacek Malczewski, Mikalojus Čiurlionis, Nikolaj Roerich, Medardo Rosso, Umberto Boccioni, Pablo Picasso, Emilio Vedova, Ernst Fuchs, Hans Hartung e altri ancora. Una mostra che può vantare la collaborazione, fra gli altri, del Belvedere di Vienna, della collezione Peggy Guggenheim di Venezia e della Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York, del Musée D’Orsay di Parigi, ma anche della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma o del MART di Rovereto, della Galleria Tretyakov di Mosca e del Museu Picasso di Barcelona. E non mancano le opere di collezioni mai rese accessibili al pubblico.
L’aspirazione umana a trascendere i limiti della nostra finitezza è insita in noi; per essere messa a tacere – e forse mai completamente estirpata – esige una seria dedizione all’autostordimento. Nemmeno le intimidazioni raggiungono lo scopo, come dimostrano coraggiosi tentativi di schizzare disegni d’arte su taccuini clandestini ritrovati nei campi di concentramento nazisti, o il Quatuor pour la fin du temps che proprio nel campo di prigionia di Görlitz, il 15 gennaio 1941, Olivier Messiaen concepì e suonò, dimostrando l’implacabile, pur disarmata, resistenza dell’umano anche se accerchiato dall’orrore più disumano che possa esserci. L’arte è una sfida al niente.
Nel catalogo, il curatore Don Alessio Geretti osserva: «Questa mostra è una possibile via d’accesso all’arte moderna e contemporanea, scoprendo che in essa si manifesta un’intenzione predominante: rendere visibile che l’infinito è in agguato dietro la prima apparenza delle cose e rendere evidente che nel cuore umano abita o un’immensa aspirazione all’infinito o un’acerba pena nel caso lo si ritenga irraggiungibile. Molta arte tenta di dare forma a una tale incantevole e struggente tensione che dimora clandestina negli atti e nei silenzi dell’uomo. Ma a quale infinito aspira l’uomo? A tutta la verità. A un bene che non deluda mai. A una bellezza che non sfiorisca. Ad amori e legami che superino la morte.
Alla pienezza dell’essere e della vita. A Dio».